Riflettori accesi sull’Ilva dopo che il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, ha ricevuto il parere dell’Avvocatura dello Stato come richiesto lo scorso 7 agosto dallo stesso ministro. Ieri Di Maio ha affermato che «persistono forti criticità e nuovi elementi fondamentali che porterebbero al sospetto di illegittimità dell’atto». Oggi, durante la conferenza stampa al dicastero di via Molise, il ministro ha sottolineato che l’Avvocatura «conferma i dubbi dell’Anac e quindi per due punti passa una sola retta». In particolare, nel parere dice che «per quanto riguarda l’annullamento deve decidere l’amministrazione, cioè il ministero ma ci da delle informazioni: per sussistere ci deve essere l’illegittimità dell’atto e ci deve essere la tutela dell’interesse pubblico concreto e attuale». «Per noi l’illegittimità dell’atto c’è e c’è un eccesso di potere, che si configura anche nel momento in cui non si accettano i rilanci». Altro punto, invece, è quello dell’interesse pubblico che riguarda due questioni: il piano ambientale, e per questo il ministro ha un appuntamento con il titolare dell’Ambiente, Sergio Costa, «e ci metteremo d’accordo sui termini intermedi che riguardano i termini ambientali». Il secondo punto riguarda l’accordo con i sindacati, che «può soddisfare l’interesse pubblico, concreto e attuale, qualora si abbia un’Ilva unita e che dà posti di lavoro veramente».
Di Maio ha poi affermato che «se oggi esistessero delle aziende che ci dicono: vogliamo partecipare alla gara, noi dovremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità». In particolare, ha spiegato il ministro, le imprese potenzialmente interessate a riaprire la gara, potrebbero sollevare delle osservazioni sullo slittamento della realizzazione del piano ambientale, che «è stato spostato durante la procedura al 2023, ma chi ha partecipato all’inizio alla gara sapeva che il termine era il 2016». «Bisognava riaprire i termini anche della gara?», chiede Di Maio. «Su questo l’avvocatura concorda con l’Anac: si può configurare una lesione del principio di concorrenza e, soprattutto, si dice anche che il principio della concorrenza è stato leso per responsabilità del legislatore».
La polemica con Confindustria Taranto
«Su Ilva continuiamo a decidere di non decidere e questo è aberrante e ci preoccupa fortemente. Quanto avvenuto oggi è una cosa inaccettabile per l’intera comunità di Taranto. Adesso è estate, ma nelle prossime settimane questa situazione non credo che passerà inosservata sul nostro territorio. Io sento i rumors e qualcosa credo si farà. Siamo stufi, il territorio si farà sentire». Non usa mezzi termini il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, con Labitalia, commentando la conferenza stampa del ministro Di Maio sul caso Ilva. «Nel frattempo appunto -continua- c’è un governo che ha deciso di non decidere. Noi per oggi ci aspettavamo una decisione univoca: o di continuare con la gara con Mittal o andare verso la chiusura dello stabilimento». «Nel frattempo l’azienda, e con essa i lavoratori, come anche le imprese dell’indotto -continua- continuano a soffrire. E soffre la città che attende le opere di ambientalizzazione. E’ una situazione non degna di un Paese civile: c’è un’azienda pronta a investire qualche miliardo di euro, anche per l’ambientalizzazione e dare certezze all’industria italiana e invece siamo al gioco dell’oca. Si decida -conclude- sono 6 anni che aspettiamo».
(Fonte: AdnKronos)